Acciaio. Ho l’abitudine di dire che ho mangiato pane e acciaio da quando ho iniziato a lavorare nello Shipping, aiutando mio Padre. Avevo 15 anni, era estate e passai tre giorni a Settimo Torinese, alle Acciaierie Ferrero, occupandomi di emettere documentazione necessaria per spedire tondino di ferro dallo Stabilimento al Porto di Savona; da allora non ho mai smesso di spedire, movimentare, trattare acciaio, e lo ho sempre fatto cercando di capire il più possibile di quello che facevo per meglio conoscerlo.
L’acciaio non è solo il ferro, è un materiale fondamentale, che troviamo in mille usi e in mille punti; è un materiale super riciclabile, quando non serve più come barra, lamiera, trave, basta tagliarlo e fonderlo, ed ecco che se ne ricava nuovo acciaio. Ed è un prodotto fondamentale per un Paese che vuole essere Industrialmente forte. Il 11 Novembre 2019 ho letto un bellissimo articolo di Marco Bentivogli su IL FOGLIO, che titolava “Contro i cialtroni dell’acciaio”, parlando della vicenda della ex ILVA di Taranto e della gestione della vicenda da parte dello Stato Italiano e delle reazioni degli Italiani. Bentivogli è un Sindacalista che conosce molto bene il settore produttivo del quale si occupa e ne ha presentato una analisi centrata e molto precisa. Mi ha colpito una frase, che recitava “La siderurgia è il settore primario del manifatturiero: perdere la produzione di acciaio significa perdere sovranità industriale”. Si parla tanto di sovranisti, e loro cosa hanno fatto o stanno facendo per salvare questa azienda, fondamentale non solo e non tanto per Taranto o Genova o i punti dove si trovano gli Stabilimenti, ma per il Paese, e quindi per tutti gli Italiani. E i populisti 5Stelle, che hanno basato la loro ultima campagna elettorale in Puglia sulla promessa, ovviamente disattesa, della chiusura dello Stabilimento di Taranto, che futuro immaginano per l’Italia senza il principale Stabilimento d’Europa per produrre l’acciaio che il nostro Paese necessita per tante sue produzioni?
Ho affrontato questo argomento perché stiamo assistendo, nel silenzio dei media, a una ulteriore fase della storia infinita dell’ex ILVA, con un possibile ingresso, secondo me sempre più probabile e di forte impatto nella gestione della stessa, dello Stato Italiano. Dio non voglia che si torni agli anni sessanta e settanta, all’acciaio di Stato che tanto denaro ha fatto sprecare agli Italiani. L’acciaio serve, deve restare in Italia prima di tutto, ma è necessario che ci si renda conto che solo con una gestione capace la cosa potrà funzionare, rispettando i cittadini e la loro salute, ma con i cittadini che rispettano l’acciaio e chi lo produce, allo stesso modo, consapevoli che solo con un giusto rapporto le cose potranno finalmente funzionare.
La resilienza dell’Acciaio
13 maggio 2020